Sicilia, l’ICT frutto di ricerca e sviluppo

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CATANIA – L’ICT in Sicilia si muove a due velocità. Da un lato, l’impegno del mondo universitario a stretto contatto con le aziende locali, dall’altro i ritardi nei finanziamenti dei progetti e la mancanza di strategia da parte delle istituzioni.

Per avere un quadro più chiaro e completo, abbiamo sentito Aurelio La Corte e Sergio Palazzo, docenti del Dipartimento Ingegneria Informatica dell’Università di Catania. Il primo è un esperto di “digital divide”, il secondo è responsabile scientifico per il Nodo Sicilia del Centro di Competenza ICT Sud.

Come funziona (se funziona) l’integrazione tra il mondo della ricerca e il mondo delle imprese in Sicilia?
Principalmente questa integrazione avviene nel contesto di progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale che vedono coinvolte aziende, l’Università di Catania e centri di ricerca operanti sul territorio, sia durante la fase di preparazione del progetto sia durante lo svolgimento, una volta finanziato.

In tale contesto l’Università di Catania e i gruppi di ricerca collegati sono molto attivi, da anni sono attive numerose e proficue collaborazioni con le diverse realtà, dalle PMI alle multinazionali, dagli enti locali alle aziende pubbliche, che costituiscono il tessuto produttivo del territorio di pertinenza.

Di fatto i docenti dell’Università di Catania rappresentano per un ampio bacino di utenza comprendente la Sicilia sud-orientale e centrale, il punto di riferimento rispetto alle richieste di competenze scientifiche nelle discipline dell’ICT.

Quali fattori ostacolano eventualmente questo processo?
Nella realizzazione di infrastrutture abilitanti, il limite principale deriva dalla profonda diversità a livello orografico ed a livello economico delle zone del territorio regionale.

Inoltre, vi è la mancanza di strategia comune a livello di governo territoriale. Gli investimenti pubblici vengono realizzati con una copertura territoriale limitata, senza una visione strategica condivisa da tutte le istituzioni operanti sul territorio, con tempi estremamente dilatati.

Le dinamiche tra strategie politiche e di mercato hanno velocità così diverse da rendere poco incisivi gli interventi. Infine, i bassi investimenti nella ricerca, tipici di tutto il territorio italiano.

Qual è lo stato dell’arte sulla digitalizzazione (in particolare, sul divario digitale) nella regione?
A livello infrastrutturale vi sono ancora notevoli divari tra le zone del territorio regionale. Gli interventi previsti a livello nazionale e livello regionale sulla banda larga e ultralarga presentano oggi notevoli ritardi di attuazione rispetto a quanto originariamente previsti.

Gli interventi rivolti a colmare il divario digitale a livello di pubblica amministrazione e per l’attuazione del codice dell’amministrazione digitale, a fronte di tante buone intenzioni, non hanno visto una efficace realizzazione per mancanza di risorse finanziare adeguate e per mancanza di piani strategici condivisi tra tutti i soggetti interessati.

Avete qualche progetto in corso per lo sviluppo della cultura digitale?
In linea di principio quasi tutti i progetti cui l’Università di Catania e il Centro di Competenza ICT-SUD partecipano in collaborazione con le imprese del territorio, sia nel quadro di iniziative nazionali (PON) che regionali (POR), hanno come obiettivo esplicitamente dichiarato lo sviluppo della cultura digitale in Sicilia. È infatti questa la principale “missione” dei Programmi Operativi menzionati.

Ciò non toglie che, nel passato anche recente, i ritardi burocratici con cui si è realmente attinto ai finanziamenti riconosciuti hanno sminuito, in qualche caso anche di parecchio, la portata di innovazione tecnologica legata a questi progetti. Speriamo in un cambiamento sostanziale nell’immediato futuro…

Ci sono altre realtà presenti sul territorio che si occupano di sviluppo tecnologico? Avete dei progetti comuni con queste?
Senz’altro i Distretti Tecnologici istituiti nel territorio, con cui le collaborazioni già aperte e a divenire sono molto promettenti.

I lavoratori ICT sono sempre più precari e sempre più slegati dai tradizionali luoghi di lavoro. Quanto incide nel vostro tentativo di rapportarsi con loro?
Non incide, anzi l’utilizzo delle tecnologie per le comunicazioni integrate e convergenti ci consente di collaborare e comunicare in manierà più efficace e tempestiva.

di Mario Grasso