Il lavoro? Si cerca on line ma si trova con il passaparola!

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MILANO – Il lavoro si cerca online. O quasi.

I dati della terza edizione dell’indagine “Il lavoro ai tempi del #socialrecruiting e della #digitalreputation” condotta da Adecco Italia, in collaborazione con l’Università Cattolica ci offrono un’equazione chiara e semplice: più le tue relazioni sociali sono ricche e integrate, più opportunità di lavoro avrai.

L’indagine è un po’ sbilanciata geograficamente al Nord (da dove proviene il 73% dei responsabili HR e il 54% dei candidati) ma i risultati sono sicuramente interessanti, partendo dall’utilizzo di un canale online per l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro.

Per i selezionatori LinkedIn è il social network principale e il più affidabile, ma i candidati per cercare lavoro preferiscono affidarsi ai siti web tematici o a Facebook.

Perché entrambi, selezionatori e candidati, usano i canali online?

I responsabili HR per verificare il CV, allargare il bacino dei candidati, trovare candidati mirati, informarsi sulla rete dei contatti professionali del candidato.

I candidati invece vogliono allargare il bacino delle offerte di lavoro -visitando le pagine aziendali- e dare maggiore visibilità al proprio CV.

Tuttavia i canali online di incontro tra domanda e offerta non sembrano, in realtà, dare grandi risultati.

Solo tre candidati su dieci, infatti, risultano assunti grazie all’uso dei social network.

Il 50% dei responsabili risorse umane e il 75% dei candidati afferma invece che i social network non hanno reso più facile la ricerca.

A conferma di ciò, un altro dato: solo il 7% dei candidati intervistati dichiara di conoscere qualcuno che abbia trovato lavoro esclusivamente grazie ai social network.

Il passaparola, piuttosto, si conferma il miglior canale per trovare occupazione.

Il canale più usato è quello degli annunci online ma, in termini di efficacia, il metodo più utile è risultato proprio ancora una volta il passaparola tra parenti e amici, seguito dai contatti professionali precedenti.

Il concetto di reputazione digitale vale di più per i responsabili HR che per i candidati e non è condiviso come sembra.

Quasi otto direttori del personale su dieci cercano sui motori di ricerca il nome di un candidato. Ma solo il 5% degli stessi ha chiesto a un candidato di accedere al proprio account. Percentuale che si riduce all’1% quando la domanda viene posta ai candidati intervistati.

Scarica l’infografica 2013.

 

di Mario Grasso