Riccardo Ghignoni – User experience designer

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33 anni, toscano, si ritrova un computer in casa da quando ne ha 12. Comincia a lavorare in tipografia, poi corsi di grafica e web, il lavoro da visual designer in una web agency di Arezzo. Intanto si diploma allo IED in comunicazione e progettazione web.

La passione per il design e un periodo in Svizzera in un’azienda di User Experience design. Comincia a lavorare come designer freelance facendo base in un coworking di Firenze, poi assieme ad altri professionisti apre uno spazio condiviso (Officina 31) ad Arezzo.

Si definisce iperattivo, curioso, e con tanta voglia di imparare cose nuove. Crede fermamente nel valore della “contaminazione”: stare insieme, conoscere nuove persone, fare nuove esperienze non è solamente un piacere, ma è virtuoso anche nella vita professionale.

 

L’ultimo social post?
Su Instagram una foto del mitico gioco originale Pitfall creato dal grande David Crane.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Un bellissimo video che avevo già visto tempo fa, e che volevo rivedere, relativo all’intervento TED di Thomas Heatherwick. Un incredibile esempio di “progettazione buona”.

Mac, Windows o Linux?
Sono emigrato da circa 3 anni a Mac.

L’ultimo acquisto online?
Un gioco visivo per bambini Più e Meno… con cui mi sto divertendo!

Un libro che ha segnato la tua vita?
Tutti i libri di Bruno Munari: Da cosa nasce cosa, Fantasia, Arte come mestiere, …la lista è lunga. Un personaggio fantastico. Un totem per ogni progettista.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Non ne ho uno in particolare, dato che da tutti ho potuto “assorbire” qualcosa di nuovo. Tra gli ultimi la progettazione di Cartella Clinica Informatizzata per degli ospedali lombardi è sicuramente uno di quelli che mi ha divertito maggiormente. Mi ha permesso davvero di sperimentare e di confrontarmi con complessità che non avrei mai immaginato. Davvero stimolante.

Quando hai deciso di diventare user experience designer?
Ho lavorato fino a 3 anni fa come visual designer per una web agency toscana. Già da qualche anno prima ho cominciato a capire che le interfacce che realizzavo avevano bisogno di maggior cura progettuale. Avevo bisogno di migliorare la mia professionalità. Ho cominciato a interessarmi in maniera più seria ai temi dell’usabilità, all’esperienza utente e all’interaction design. Mi sono appassionato talmente tanto che ho deciso di fare una pazzia: licenziarmi e andare a propormi a 30 anni come stagista in un azienda svizzera di user experience.

Riccardo Ghignoni - User Experience DesignerNella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
È ovvio che sia la mescolanza di studio e pratica a rendere virtuosa la carriera. L’esperienza sul campo è fondamentale per migliorarsi professionalmente, ma a mio avviso è solo con una buona preparazione accademica che si può avere una marcia in più nel lungo periodo.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Sinceramente non ho fatto molti colloqui lavorativi, ma quei pochi li ricordo tutti carichi di entusiasmo per la voglia di imparare. Per il mio primo lavoro in tipografia ricordo che il titolare (Luca) mi chiese se fosse stato un problema “sporcarsi le mani” nel vero senso della parola. In realtà non vedevo l’ora!

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
La fortuna del mio lavoro è proprio quella di portarmi a conoscere un sacco di nuove persone, la maggior parte delle quali sono designers provenienti da qualsiasi campo. La “contaminazione” professionale è assicurata. Se proprio devo citarne uno in particolare è stato l’incontro con Sketchin, l’azienda di Lugano che mi ha accolto come in famiglia, permettendomi di imparare oltre ogni aspettativa. Non smetterò mai di ringraziare Luca, Claudio, Diego, Michela, e tutto il team.

E un’intuizione vincente?
Non credo nell’intuizione intesa come idea folgorante, improvvisa. Credo però che l’idea di “forzarmi” con piacere a formazione continua mi abbia assicurato di aver avuto un buon percorso di crescita. Questo mi permette di essere sempre stimolato, incuriosito, e costringermi a imparare.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare user experience designer come te?
Non sono abbastanza saggio da poter dar indicazioni precise. Tra le poche cose però che mi sento di poter consigliare a chi vuole intraprendere questo tipo di lavoro, è quella di partire da uno stato di curiosità costante. La curiosità vi permetterà di comprendere, sperimentare, prototipare soluzioni. Frequentate spesso le grandi città: sono catalizzatrici di persone virtuose. Conoscete più persone possibile e lasciatevi contaminare. Approfondite. Non smettete mai di imparare cose nuove. Fate pratica.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Internet ha cambiato tutto: comportamenti, affetti, stile di vita, servizi. Anche in ambito lavorativo è stato rivoluzionario e non solo per il settore IT. Ha cambiato in tutti i settori il modo di reclutare, la maniera di proporsi, il supporto ai compiti lavorativi con strumenti perennemente collegati alla rete, e tanto altro.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Mi immagino un ambiente che possa agevolare il nostro lavoro, dove si possano trovare a disposizione professionalità che colmino le nostre lacune a livello lavorativo. Siamo tecnologici ma non abbiamo a che fare solo con la tecnologia per il nostro lavoro. Potrebbero esserci figure come avvocati che ci aiutino a formulare contrattualistica migliore, o commercialisti che ci aiutino a sviluppare piani e budget per progetti, o tante altre figure a nostro supporto.

Riccardo Ghignoni - User Experience DesignerDescrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Questa è sicuramente la domanda più difficile! 🙂 In linea di massima cerco di assicurare e fare in modo che i servizi che usiamo quotidianamente per lavoro, per divertimento o per qualunque altra ragione siano a misura di chi li deve usare. Direi a mia nonna che ad esempio se ha bisogno di sapere a che ore apre la sua banca e vorrà cercare questo dato su internet, il mio lavoro consisterà nell’agevolarla nel trovare questo dato in maniera facile, veloce e senza crearle problemi. Costruendo il sito della banca insieme ad altri colleghi cercheremo di fare in modo che l’orario di apertura sia ben visibile nel suo schermo appena accede al sito.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Ha senso se quella persona si trova produttiva con orari lavorativi fissi. Il nostro tipo di lavoro è “di concetto”, di conseguenza ogni persona si potrebbe trovare più suo agio dandosi orari precisi, o lavorando alcuni giorni un paio d’ore e altri diciotto. Nel mio caso anche se sono freelance, salvo rare eccezioni mi trovo molto bene nel darmi orari stabiliti.

Quanti sono i tuoi amici sui social network, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Nel mio caso Facebook è a supporto della mia vita “offline”, di conseguenza ci sono solo quelli che conosco o che ho conosciuto di persona. Su Twitter o altri social ci sono tutti quelli che a prescindere dal conoscere o meno reputo interessanti da seguire.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Ovviamente dipende dal contesto, ma in genere direi di sì.

di Mario Grasso