E-Skills Conference, l’Europa ha bisogno di lavoratori ICT

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BRUXELLES – Due giornate all’insegna delle competenze digitali attraverso il racconto di tante esperienze europee.

Si possono sintetizzare così la European e-Skills 2013 Conference e la “e-Skills for the 21st Century”, le due iniziative organizzate rispettivamente il 10 dicembre dalla Commissione Europea (DG Enterprise and Industry) in collaborazione con Empirica e altri stakeholder e giorno 11 dicembre dalla EeSA (European e-Skills Association).

“Abbiamo apprezzato molto l’entusiasmo e i riscontri positivi di tutti i soggetti coinvolti per lo sviluppo di un marchio di qualità sulle e-skill” ha commentato Werner Korte, Direttore dell’istituto di ricerca europeo Empirica, “Questi spingeranno molto la riduzione del gap sulle competenze ICT in Europa”.

Korte insieme al collega Tobias Hüsing hanno mostrato i numeri che già abbiamo citato nel precedente articolo di presentazione dell’evento. Esiste un forte divario tra la richiesta di lavoro ICT e le persone preparate per svolgere queste professioni. Soprattutto se guardato in prospettiva futura.

Le previsioni stimano (ma anche gli stessi ricercatori hanno precisato che bisogna prendere con le pinze questi numeri) che la domanda di lavoro inevasa potrebbe aumentare entro il 2015 fino a 509mila posti di lavoro.

Un altro elemento chiave è stato proprio quello della formazione. Se è vero che alla domanda da parte delle aziende di professionisti specializzati in ambito ICT mancheranno entro il 2020 circa 1,38 milioni di persone all’appello (almeno secondo le stime peggiori fatte da Empirica), buona parte della discussione è stata incentrata su questo aspetto.

Molti i casi di studio e le buone pratiche presentate a livello internazionale da parte di aziende e università per cercare di colmare questo divario.

Un tema che è stato il filo conduttore della seconda giornata organizzata dall’EeSA (European e-Skills Association).

Partendo da un dato riportato da Damien O’Sullivan, CEO della ECDL Foundation: meno del 30% degli studenti vengono formati da insegnanti per i quali la formazione ICT è obbligatoria e solo il 30% degli studenti può essere considerato come uno “studente digitale” attivo, che fa un alto uso di tecnologia sia a scuola sia a casa.

Un altro argomento emerso dal dibattito tra i diversi relatori e il pubblico è stato l’aspetto comunicativo degli insegnamenti in ambito ICT. Alexa Joyce, responsabile della European Schoolnet, ha raccontato come i giochi di fisica siano utilizzati a lezione e vengano apprezzati dagli studenti per aumentare le proprie competenze digitali.

Tra limiti e opportunità di un settore si è instaurato un confronto concreto che andasse aldilà del mero aspetto teorico legato allo sviluppo delle competenze digitali in Europa. Un settore che sicuramente promette ancora tante sorprese da qui ai prossimi anni.

Soprattutto se i diversi Paesi europei sapranno cogliere le occasioni offerte dalla Commissione europea in termini di finanziamenti dei propri progetti.