No Education, No Work, No Future: è la Neet Generation!

0
932

Sono Giovani in età lavorativa – Hanno lasciato gli studi, ma non lavorano e non seguono neanche corsi di formazione o aggiornamento. Giovani tra i 15 e i 29 anni che alcuni definiscono  “fannulloni’’ e altri, più elegantemente chiamano NEET, acronimo inglese che sta per Not in Education, Employment or Training (ne scuola, ne lavoro, ne formazione).

I neet italiani sono ben 2 milioni – Il  21,2%  della popolazione lavorativa nazionale. I dati Istat affermano che più del 56,5 % dei neet è costituito da donne che vivono al Sud ed hanno un livello d’istruzione medio basso. La maggior parte di loro ha smesso di cercare lavoro: se tra i maschi neet Il 57,7 % è completamente  inattivo, (non lavorano ne lo cercano)  tra le ragazze la percentuale sale al 70%, con ‘picchi’ del’80% al sud. Cifre preoccupanti che rivelano un problema forte, ormai  strutturale, del mercato del lavoro.

Ma chi sono veramente i Neet? – Anzitutto va detto che il fenomeno è stato ’favorito dalla difficile fase occupazionale poi se andiamo a vedere più nel dettaglio troviamo essenzialmente tre categorie: i giovanissimi che lavorano in nero’ e non riescono a trovare altro;  i demotivati’ –e son la maggioranza- che hanno smesso di cercare un lavoro perchè nonostante il diploma non hanno trovato nulla; e, infine,  i laureati che hanno acquisito competenze risultate ben presto obsolete perche’ superate dai cambiamenti rapidi del mercato del lavoro e dalle nuove richieste delle imprese.

Nessuna pensione per i NEET – Il fenomeno della neet generation rischia di avere conseguenze forti anche su  sistema pensionistico e previdenziale, al quale ben difficilmente riusciranno a contribuire.  Inoltre il sistema previdenziale  in Italia è strutturato più per tutelare chi è gia’ occupato che non per aiutare chi non lo e’. L’analisi Istat mette in luce un problema destinato a crescere,:  sono gia’ due milioni gli “analfabeti lavorativi” italiani  e giorno dopo giorno si sta ampliando considerevolmente il divario tra le necessità delle imprese e l’offerta di diplomati e laureati. Eppure La domanda lavorativa  non mancherebbe: secondo uno studio di Union Camere, in Italia mancano circa 150 mila lavoratori specializzati, il 26% delle posizioni richieste. E pero’ negli ultimi mesi il numero dei Neet è cresciuto di ben 142 mila unità!

L’orientamento: una possibile soluzione – A fronte di questi dati  si cerca di trovare una soluzione: bisognerebbe lavorare molto di più sull’ orientamento professionale dei giovani, alla costruzione di un sapere più in linea con le richieste delle aziende,  e per scardinare l’idea dell’istruzione tecnica come istruzione di serie B: nella realta’ anzi  un diplomato tecnico si impiega prima di un laureato.

Infine occorre dare piu’ forza ai contratti di apprendistato, che aiutano sia i giovani che le imprese, e favorire l’alternanza scuola e lavoro, come e’ uso in altri peasi europei a noi vicini. Non è  facile pero’: quello italiano è un problema non solo di di numeri, ma piuttosto di impostazione del mercato del lavoro italiano.

 

di Giuseppe de Paoli